Sesto al Reghena
- web7976
- 22 giu 2020
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L’abbazia benedettina di fondazione longobarda (prima metà del VIII secolo) Santa Maria di Sesto – detta anche in Sylvis perché a quel tempo immersa in una vasta foresta (silva in latino) – è una delle più importanti istituzioni monastiche del Friuli. Vi si accede passando sotto la rinascimentale torre Grimani, là dove fino al Settecento vi era il ponte levatoio. La torre è una delle sette che difendevano le mura; di fronte s’innalza la torre campanaria, scandita da lesene, che è la trasformazione della massiccia torre vedetta della metà del XI secolo. L’edificio in mattoni a sinistra è l’antica cancelleria abbaziale, sede della giurisdizione civile dalla fine del secolo XII. A destra del campanile un arco rinascimentale immette in quella che era la zona vera e propria dell'abbazia fortificata. Sul lato meridionale del complesso, i muretti sul prato tra la chiesa abbaziale e il muro in cinta costeggiato di cipressi, disegnano il perimetro della primitiva chiesa dei tre fratelli longobardi.
Sul lato est di piazza Castello, in primo piano si staglia la residenza degli abati (oggi sede municipale), una costruzione rinascimentale sulla cui facciata si conservano gli stemmi affrescati di cinque abati commendatari. L'edificio forma un prospetto continuo con una loggetta a due piani e con il portico d'accesso al vestibolo della chiesa di Santa Maria.
L’interno della basilica abbaziale presenta un notevole apparato di pitture a fresco in cui spiccano quelle della zona presbiteriale, eseguite intorno al secondo e terzo decennio del XIV secolo da pittori padovani della scuola di Giotto. Nella cripta situata sotto il presbiterio, ricostruita nel 1914 e scandita da volte a crociera impostate su colonne marmoree (sono originali le basi delle prime sei colonne), si conservano gli altri tesori dell’abbazia, tra i quali spicca la misteriosa e bellissima Urna di Sant'Anastasia, una delle massime epsressioni della scultura longobarda.
Fuori del borgo, certificato come uno tra i borghi più belli d'Italia, raccolto intorno all’abbazia, le settecentesche Villa Fabris e, nella frazione Ramuscello, Villa Freschi, sono rilevanti esempi di “villa” in Friuli, con facciata monumentale e oratorio. Interessante è il paesaggio agrario circostante, dove in alcuni tratti si riconosce la centuriazione romana dell’agro di Concordia.
Meritano una visita la chiesetta campestre di San Pietro (secolo XII) in località Versiola, la segheria del XVIII secolo a Bagnarola in Borgo Siega e la fontana di Venchiaredo, ricordata da Ippolito Nievo in “Le confessioni di un italiano”.
Specchi d’acqua, polmoni di verde, rinaturalizzazioni e opere dell’antica civiltà agraria caratterizzano i dintorni. I tredici ettari dei Prati Burovich sono una rara testimonianza delle sistemazioni agrarie rurali che interessarono la pianura veneto-friulana fra XVIII e XIX secolo. Si tratta di prati stabili ricchi di essenze arboree e floreali autoctone. Il lago Premarine deriva da escavazioni degli anni Settanta del Novecento che hanno intercettato le acque presenti nel sottosuolo creando questo specchio d’acqua. Anche il lago Casette Venchiaredo è di origine artificiale: la rinaturalizzazione spontanea dello specchio lacustre ha portato alla nascita di un ambiente naturale con specie animali e vegetali altrove in rarefazione.
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