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Cordovado

  • web7976
  • 8 giu 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 14 lug 2022



Il Castello di Cordovado fu da sempre possedimento dei vescovi di Concordia (tanto da diventarne residenza estiva e sede sussidiaria). L’ultima descrizione a noi giunta del Castello appartenuto ai vescovi di Concordia risale al 1856, poco prima del suo abbattimento definitivo. Lungo il tratto delle mura sud-orientali si notano i resti del fossato e le case costruite all’interno del recinto nel XIX secolo. Delle due torri portaie, la meridionale conserva la posterla, la settentrionale, detta anche dell’Orologio, le scale e i camminamenti in legno al suo interno. Questo luogo incantevole è annoverato tra i Borghi più belli d’Italia. Ancora oggi le sue mura racchiudono al loro interno edifici risalenti al XIII e XIV secolo. Palazzo Piccolomini-Freschi è risalente alla fine del 1500 e fu costruito su vestigia medievali secondo il classico schema architettonico veneziano con salone passante centrale. Il palazzo è circondato da un parco ottocentesco che è stato creato dal conte Sigismondo Feschi agli inizi del 1800 recuperando rimanenze medievali reinterpretate in chiave paesaggistica, e conserva ancora piante originali dell'epoca. La peculiarità di questo parco è di apparire molto vasto agli occhi del visitatore che, parcorrendo gli innumerevoli sentieri, si trova sempre di fronte a nuove prospettive anche quando non ha percorso che poca strada. Il parco nel 2015 si è arricchito di un grande labirinto di rose damascene, la cui strepitosa fioritura rende la passeggiata al suo interno benefica, infatti l'intenso profumo e i suoi colori trasportano in una dimensione leggera e serena. All’interno del borgo troviamo il palazzo Agricola e la piccola chiesa medievale, recentemente restaurata, che conserva un affresco attribuito alla scuola giottesca. Sempre nella zona castellana, di notevole interesse è poi il Palazzo del Capitano, ora Bozza-Marrubini. In origine, nel XIV secolo era indicata una casetta addossata a ovest della torre portaia nord, a cui viene poi raccordato nel Quattrocento il palazzo signorile conosciuto come Palazzo Ridolfi, Casa del capitano o gastaldo, che viene completamente ristrutturato a fine Cinquecento. Il caseggiato ad archi a tutto sesto si sviluppava fin quasi alla torre portaia sud, ed era sede di servizio e abitazione del personale del capitano e gastaldo. Al piano terreno si conservano gli antichi archi del portico, al primo piano una trifora dà eleganza alle finestre arcuate.

Il palazzo è affrescato internamente con cicli di Gio. Francesco Zamolo da Venzone, in particolare il salone degli antenati Ridolfi. I dipinti sono ispirati all’opera del comasco Giulio Quaglio, firmati e datati nel 1704 e 1712.


A sud del borgo medioevale, di notevole interesse l’elegante Antico Duomo di Sant’Andrea in stile romanico (il portale reca la data del 1477) con affreschi dell’abside realizzati agli inizi del Cinquecento da Gianfrancesco da Tolmezzo.

Al centro del borgo, lungo la strada principale, si nota la mole imponente cinquecentesca del palazzo Beccaris-Nonis designato dal nome delle due famiglie che lo vollero, i Beccaris, e che poi lo abitarono, i Nonis. Solidi nuclei della borghesia locale, impegnata nel notariato, nel sacerdozio, nell’amministrazione, nella proprietà ancora nel XVI secolo, i Beccaris e Nonis contribuirono molto alla storia civile e culturale di Cordovado. Lo stemma dei Beccaris è presente sul portale maggiore dell’antica chiesa di Sant’Andrea ed è formato da due stelle con testa di bue (il cognome rimanda ad attività legate all’arte della macellazione).

Il primo luogo della memoria nieviana che si incontra, partendo da Cordovado, è la Piazza Cecchini il cui ricordo alleviò le sofferenze dell’agonia del cordovadese Bruto Provedoni, nel XXII capitolo delle Confessioni.

Percorrendo da Viale Stazione, sulla sinistra si stende un vasto prato che è il brandello verde di un antico territorio prativo e pascolivo che costituiva una parte rilevante dei beni comunali della corte di Venchiaredo. Attualmente di proprietà dei comuni di Cordovado e Sesto al Reghena è al centro di un progetto di conservazione e riqualificazione ambientale, denominato “Prati della Madonna”.

Il 7 settembre 1592, nei pressi di un capitello con l’immagine della Vergine allattante, con S. Rocco e S. Valentino, ci fu l’apparizione della Madonna a una popolana che chiedeva si adoperasse perché in quel posto venisse edificata e dedicata una chiesa, che fu inaugurata il 1 maggio 1603. Il Santuario della Madonna delle Grazie è un esempio di straordinaria bellezza di barocco veneto a pianta ottagonale, che, oltre a essere il più antico santuario mariano della diocesi, conquistò una fama notevole con affollati pellegrinaggi di fedeli che provenivano anche da luoghi molto lontani.



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