Cinto Caomaggiore
- web7976
- 29 set 2020
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Cinto Caomaggiore, probabilmente, ha origini romane. Il nome Cinto, infatti, sembra che derivi da ad quintum, ovvero, a 5 miglia da Concordia Sagittaria, il più importante centro abitato dell'epoca in zona. Tuttavia, esiste un’ulteriore ipotesi che fa derivare il nome da Cintum, ovvero, luogo cintato da mura. D'altro canto in alcuni documenti medioevali catastali si fa riferimento alla Villa di Cinto con la parola Cintho o Curto.
La seconda parte del nome Caomaggiore deriva invece dall'omonimo fiume Caomaggiore che attraversa il territorio del paese. A sua volta sembra derivi da "Campo Maggiore", forse denominazione di un terreno limitrofo al fiume.
Diversi reperti archeologici rivelano che l'area occupata dal Comune di Cinto Caomaggiore fosse interessata alla presenza dei Romani già nel I secolo d.C., rappresentava un punto di passaggio per giungere a Iulia Concordia (attuale Concordia Sagittaria).
Cinto Caomaggiore è attraversato dai fiumi Caomaggiore e Reghena, di cui lo stesso Caomaggiore è affluente, e da molteplici canali. I più importanti sono: il Melon, il Suiedo, il Lison, il Trator e il San Piero (vecchio corso del fiume Reghena che prende il nome da una piccola chiesetta che esso costeggia). Il sottosuolo è attraversato da un ramo del Tagliamento che alimenta le diverse risorgive del comune.
In particolare i "Laghi di Cinto", delle ex cave di ghiaia scavate negli anni settanta per la costruzione dell’autostrada Pordenone-Portogruaro A28, oggi allagate. Questi laghetti artificiali sono ricchi di fauna acquatica e fanno da tappa per molti volatili. I laghi fanno parte del parco regionale di interesse locale del Reghena, Lemene e laghi di Cinto che è un'area protetta nella regione Veneto. L'area si estende sul territorio di tre comuni: parzialmente nel comune di Portogruaro e in modo rilevante nel territorio del Comune di Cinto Caomaggiore. A tale area potrebbe essere integrato il territorio dei comuni veneti di Gruaro, di Teglio Veneto, di Concordia Sagittaria e del comune friulano di Sesto al Reghena in particolare l'area denominata "complesso dei prati Burovich", già di fatto legato al parco mediante il lago Premarine, lago condiviso dai due comuni. Le aree di particolare pregio ed interesse naturalistico site nel comune sono: il Palù di Settimo, che si caratterizza per i prati stabili; l'area attigua al corso del Caomaggiore, percorsa da sentieri lungo l'argine caratterizzato dalla locale vegetazione arborea; l'area racchiusa tra via Portogruaro e lo stesso corso del Caomaggiore, caratterizzata da boschi di recente piantumazione; il cuore del parco, l'area dei Laghi. Vero e proprio vanto ambientale del comune, caratterizzati dal Lago di Secco (il lago di maggiore estensione, anche conosciuto come Cava Furlanis, sul quale si stagliano diverse isolette) il Lago Acco e la parte cintese del Lago Premarine.
Altro luogo d’interesse è l'Oratorio dell'Immacolata Concezione. Risalente al cinquecento, esso è delineato dai tipici tratti rinascimentale diffusi nell'area all'epoca. L'atrio, decorato da un timpano, è delimitato da un colonnato di stile dorico. L'edificio ha pianta rettangolare. L'interno è composto dalla navata centrale, due navate laterali, la sagrestia (lato destro dell'altare), un'ulteriore stanza di preghiera (lato sinistro dell'altare) e l'altare. Esso è delimitato da due mensole sporgenti rispetto alla navata centrale e al centro è collocato l'altare cerimoniale. Nella parete è collocato l'affresco del 1613. In esso sono rappresentati San Carlo Borromeo e un francescano, probabilmente Sant'Antonio da Padova rivolti in adorazione della statua della Vergine, posta nell'abside, al centro dell'affresco. Nella parte superiore dell'affresco, all'interno di un timpano, è raffigurato Dio, personificato da un uomo anziano con posto sopra il capo il triangolo della Trinità. La statua ottocentesca della Vergine, posta nell'abside, racchiusa da due colonne su cui è posto un capitello, è lignea coperta di smalto bianco, adornata di stelle dorate ai bordi del manto. La Vergine è posta su una sezione del Globo terrestre, colorato d'azzurro, mentre calpesta il Serpente. Sotto l'abside è collocato l'altare originale dell'Oratorio, posto su una piattaforma marmorea. L'abside, le colonne che la racchiudono, il timpano sorretto, l'altare e la relativa piattaforma sono da collocare opere di epoca successiva. Infatti, si pensa che l'affresco originariamente ricoprisse interamente la parete dell'altare e che l'immagine della Vergine forse raffigurata dall'affresco stesso (poi sostituita dalla Statua ottocentesca).
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